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LA GESTIONE DELL’ERRORE: UNA MINACCIA O UN’OPPORTUNITA’?

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“Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto” - Michael Jordan

Quante volte abbiamo sentito il detto “sbagliando s’impara”?! Ma questa affermazione è sempre vera?!

L’errore è un’importante opportunità di crescita e miglioramento, ma questo si verifica solo nel caso in cui questo si trasformi in maggiore consapevolezza, portando, nel futuro, a una prestazione migliore. Affinchè avvenga un reale miglioramento nelle prestazioni successive, è necessario che si verifichino determinate condizioni: il significato che diamo all’errore, l’assunzione di responsabilità e una reale determinazione.

Il digital strategist Giulio Xhaet, basandosi sui risultati emersi dalla ricerca di Amy Edmondson (anni ’90), ha dichiarato che i team migliori al mondo sono quelli che fanno più errori, o meglio, non hanno problemi ad ammetterli. La Edmondson, nella sua ricerca dichiarò: “I gruppi migliori dimostravano tutti una grande schiettezza interna. Il che implica essere diretti, correre rischi e non esitare a dire “ho fatto un casino”. Significa essere disposti a chiedere aiuto…”. Ricerche successive hanno determinato le 5 caratteristiche di un team altamente performante: al primo posto risiede la SICUREZZA PSICOLOGICA: i membri si sentono sicuri nell’assumersi dei rischi e nel rivelarsi vulnerabili gli uni di fronte agli altri.

La sicurezza psicologica è una caratteristica fondamentale negli sport di squadra: davanti all’errore, la coppia o il gruppo, si assumerà la responsabilità e attiverà un processo di riflessione tale da rendere “la caduta” un’OPPORTUNITA’ DI CRESCITA.

Per i giovani sportivi, questo processo di consapevolezza non è sempre così immediato: è necessario che si affidino al proprio coach, che grazie alle conoscenze ed all’esperienza maturata, può fornirgli un supporto nel meglio comprendere le motivazioni e i bisogni che hanno portato alla commissione dell’errore. Risulta inoltre necessario, soprattutto in questi momenti di caduta, il supporto familiare: i genitori possono intervenire spronando ed incoraggiando i propri figli a non arrendersi, lasciando invece, il ruolo di primo piano per le spiegazioni tecniche e specifiche al coach.

“Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci.” - Jim Morrison

 

Matilde Poluzzi
atleta agonista di danza sportiva, laureata in Scienze e tecniche psicologiche

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